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Li chiamano “alpha pups” i bambini utilizzati dalle indagini di mercato per testare un prodotto. E’ una strategia che negli Usa è nata negli anni Cinquanta, ma ora è diffusa e raffinata. I bambini hanno nelle loro mani il successo di una strategia di marketing: il loro parere conta moltissimo, perché pesa per il 70%. Decidono il destino di una merendina o di un giocattolo, di una pasta o di un biscotto. Assaggia e decidi: vivere la vita così sarebbe il sogno di tutti i bimbi. Questi sono i processi del mercato.

 

Ma quali sono le conseguenze sul pubblico?

Le cifre raccontano che, a proposito di cibo, quasi un bambino su tre nel Veneto del benessere è sovrappeso o addirittura obeso.
Secondo i dati più recenti dell’ISTAT relativi all’anno 2021, l’obesità colpisce circa il 4% dei soggetti sotto i 18 anni, Questa tendenza, seppur inferiore rispetto agli adulti, rappresenta un’importante sfida per la salute pubblica, poiché l’obesità infantile aumenta il rischio di patologie croniche in età adulta. In confronto ad altri paesi europei, l’obesità in Italia è meno predominante rispetto a nazioni come il Regno Unito e la Turchia, dove le percentuali tra gli adulti superano il 25%. Tuttavia, l’Italia mostra una preoccupante tendenza all’aumento dell’obesità infantile, che rappresenta una sfida per il futuro della salute pubblica: In particolare, il 29,5% dei bambini italiani (5-9 anni) è in sovrappeso; ecco perché si arriva ad un terzo della popolazione giovanil

Il 12% della popolazione adulta italiana è affetta da obesità, mentre circa il 46,2% si trova in una condizione di sovrappeso o obesità combinata. Questi numeri evidenziano una preoccupante tendenza, che vede l’obesità in aumento soprattutto tra gli adulti e gli anziani, con una maggiore prevalenza negli uomini rispetto alle donne.

 

Come si scopre l’Obesità…provatelo

Il grado di magrezza od obesità di misura con un semplice calcolo chiamato BMI indice di massa corporea

 

E questi sono i parametri….. (scusate da che parte state?)

Ma perché aumentiamo di peso

Le cause principali dell’obesità in Italia sono legate a una combinazione di fattori dietetici, stili di vita sedentari e influenze culturali. Secondo i dati ISTAT, uno dei cambiamenti più significativi è l’allontanamento progressivo dalla dieta mediterranea, tradizionalmente ricca di frutta, verdura, legumi e pesce, verso un maggiore consumo di alimenti processati, ricchi di zuccheri e grassi saturi. Circa il 40% della popolazione ha adottato abitudini alimentari meno bilanciate, che possono contribuire a un aumento di peso e al rischio di obesità

Un altro aspetto rilevante è il livello di attività fisica: oltre il 35% degli italiani non pratica esercizio fisico regolare, un fattore che può contribuire a un accumulo di peso, soprattutto in un contesto in cui molte attività lavorative e quotidiane richiedono lunghi periodi di sedentarietà.

L’obesità è una condizione multifattoriale, influenzata da fattori genetici, ambientali e sociali, e non dovrebbe essere ridotta a una semplice mancanza di forza di volontà

Chi è la persona con eccesso di perso?

Ogni persona con eccesso di peso è unica e la sua psicologia può variare

  • Le persone con eccesso di peso hanno spesso una bassa autostima o una percezione distorta del proprio corpo . Spesso lo rifiutano, altre volte lo esibiscono quasi a sfidare la bellezza mingherlina.
  • Altre persone con eccesso di peso utilizzano il cibo come meccanismo per gestire lo stresso l’ ansia. Il conforto la iperalimentazione emotiva che compensa un io in eterna sofferenza con il mondo
  • Alcune persone con eccesso di peso possono sentirsi frustrate per disillusione o negligenza verso se stessi , fatalmente destinate ad essere così per tutta la vita
  • In altre persone prevale l’aspetto positivo – bonario socialmente benevolo che nasconde tuttavia qualche dramma tutto interiore che il mondo non può e non deve capire. La solitudine

Certo nell’ immaginario di tutti noi la persona “robusta” è sinonimo di salute, mentre il magro è spesso deperito o con qualche problema

Nei supermercati vi sono scaffali di succhi di frutta, di merendine, di ogni golosità per tutte le età e per tutti i gusti. E vi sono anche i “prodotti” dietetici, i quali inviano questo messaggio: si può mangiare di più a meno calorie. Per ingrassare di meno o forse più dolcemente.

Però costano di più.  Chi se lo può permettere?

Una famiglia normale, che deve combattere contro la crisi, preoccuparsi di non perdere il lavoro e pagare il mutuo spesso preferisce il “discount” dove abbondano alimenti a basso costo e surgelati.
La qualità è quella che è. Non si può avere tutto dalla vita. La grande distribuzione straccia i prezzi, e per molti è questo che conta.

Ma allora il pediatra od il medico di medicina generale che si trova davanti a questi pazienti con la “pancetta” come fa a modificare i loro comportamenti alimentari? Certo, spesso si dice al bimbo di mangiare meno, di mangiare tanta frutta e tanta verdura, di controllare il peso..
E poi quando si esce dall’ambulatorio si fa fatica a seguire i consigli.
Morale: il medico non sa più cosa fare, consegna al paziente un foglietto della dieta e basta. Ormai il problema è diventato psicologico e quindi di difficile soluzione. E la mamma dice che ormai il suo figlio è fatto così, che è “robusto di famiglia”, che con quel che si lavora e con i soldi che si guadagna si ha diritto almeno ad una soddisfazione nella vita, quella del palato.

Serve una mediazione

E’ necessario ristabilire un patto tra medico e paziente. Serve a entrambi.
Il medico deve cercare di capire che ogni paziente ha una storia di vita a parte. Il medico dovrebbe diventare un sarto: deve preparare un prodotto su misura per ogni paziente, che però vada bene per tutta la famiglia in cui vive. Non si può chiedere ad una persona di modificare i propri comportamenti quando poi il papà, la mamma o il marito o la moglie mangiano di tutto e di più.

Il medico deve offrire alla persona dei consigli o delle prescrizioni che tengono presente la vita (personale e sociale) dell’individuo. A qualcuno bastano poche informazioni per cambiare abitudini, per altri occorre più tempo e pazienza.

Ne riparleremo in futuro

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DIABETE GESTAZIONALE una malattia nella malattia?

 

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